La storia in pillole: "Sali e tabacchi"

Pubblicato il 29 agosto 2024 alle ore 16:07

Ne sono passati tanti di fumatori, incalliti e meno incalliti. Ma sigarette e sigari da sempre transitano da Milanello.

Dirigenti, allenatori e giocatori. Nonostante il fumo a Milanello fosse vietato, nonostante Galliani e i dirigenti tutti fossero intransigenti.

Il fumatore per eccellenza non può non essere altro che l'imperatore, il turco di nascita, appunto: Fatih Terim. 

Pochi mesi a Milanello per lui ma sufficienti  per tatuare la propria esperienza. Sigari aromatizzati, importati dagli Stati Uniti. Fumava e non poco Fatih, anche all'interno del suo ufficio, al primo piano della Club House, impregnando tutti i corridoi. 

E immediatamente dopo i pasti. Era un'abitudine, mantenuta nel tempo e con il tempo. Si alzava da tavola, persino quando Galliani e Braida erano ancora seduti.

La tradizione del sigaro, cubano e non, è prerogativa degli allenatori. Montella lo fumava con il direttore sportivo Mirabelli - quasi un gesto scaramantico - sul terrazzo della camera dell'ostello Montella, la numero 5.

Appena dopo pranzo, parlando di mercato e di campo. E prima di lui Mihajlovic' (più sigarette che sigari, per la precisione).

Tra gli ultimi Giampaolo e Pioli. Il primo amava rilassarsi così: subito dopo cena, passeggiando per i sentieri di Milanello, solo, in compagnia del suo "ammezzato", l'immancabile sigaro, Pioli invece abbina il suo Toscanello al caffè, in due momenti: o tra il pranzo e la conferenza stampa delle ore 14 nel giorno di vigilia, o dopo ore di campo e spogliatoio, poco prima di salire sulla propria auto.

C'è anche la scaramanzia legata a luoghi o particolari marche di sigarette da scegliere rispetto ad altre: Rocco Maiorino, direttore sportivo, e Vittorio Mentana , team manager, nell'ultimo segmento dell'era Berlusconi, sceglievano per fumare momenti ed angoli precisi di Milanello.

Il portiere Sebastiano Rossi e lo storico team manager Silvano Ramaccioni, un pò per abitudine, un pò per rincorrere la sorte, alternavano due pacchetti di Marlboro Rosse a due di Marlboro Light.

A dire il vero, questa era una consuetudine personale di Ramaccioni, che però viene ereditata anche dal portiere rossonero.

Le camere, alcune più di altre, erano invase dal fumo. In testa una: quella di Nesta e Pirlo. Amici, avversari di videogiochi, ma soprattutto grandi fumatori.

"Quando entravi nella loro camera a volte non vedevi nulla, era una ciminiera" diceva uno dei loro amici - compagni più fedeli. 

"Giocavano alla play per ore, e guai a infastidirli. Poi andavano in campo, e comandavano loro."

"Era come entrare nelle vecchie osterie" esclamava un importante dirigente di quel periodo. In quel Milan molti erano accomunati dal "vizio" del fumo. Ma era un team di campioni che sapevano come, quando e quanto fumare. Lo facevano senza abusare, senza esagerare.

Quel Milan lo allenava Carlo Ancelotti, uomo elegante e fedele alle Multifilter.

Concedersi una sigaretta rispettando il contesto ed i compagni di Milanello era la regola non scritta ma condivisa.

Gianluigi Lentini fumava. E per farlo a fine pasto senza infastidire gli altri scelse di mangiare nell'altra sala da pranzo. Non quella riservata al gruppo squadra e dirigenti, ma quella destinata a dipendenti e ospiti.

Erano fumatori quasi per necessità, e lo sono anche adesso, molti ragazzi transitati dal gruppo primavera, che vivevano a Milanello.

Lo conferma Roberto De Zerbi: "Era come una naturale conseguenza: ai tempi non avevamo svaghi di nessun genere. Eravamo obbligati a diventare bravissimi giocatori di biliardo e fumatori professionisti. Ma il Milan è stato una famiglia, la nostra famiglia del calcio.

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